Voglio premettere che questo è un diario totalmente personale, non sono qui per fare politica, sparare sentenze, emettere verdetti o convincere qualcuno di qualcosa. Ho intrapreso questa strada , quella di diventare una vegetariana e futura vegan, per questioni personali. Quello che riporterò qui sono solo le mie esperienze, quello che provo, che vivo e sento, convivendo con questa nuova scelta di vita. Tutto quello che scriverò, verrà sempre scritto in chiave ironica, da come si può già dedurre dal titolo.
Ingredienti:
200 g di pizzoccheri
150 g di carote tagliate alla julienne
1 cipolla grande tagliata a listarelle
150 g di germogli di soia
300 g di verza tagliata a listarelle
200-250 g di patate tagliate a cubetti medi
4 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di olio di semi di arachidi
sale qb
Procedimento:
Prendere le carote, la verza, le cipolle ed i germogli di soia e stufarli in padella con la salsa di soia, il sale e l’olio. Coprire con un coperchio e lasciare cuocere a fuoco vivo. Girare di tanto in tanto le verdure e spegnere sotto al fuoco una volta che saranno stufate ed insaporite con la salsa di soia. Portare una pentola con acqua ad ebollizione, salare l’acqua e buttarci la patata tagliata a cubetti ed i pizzoccheri. Una volta lessati scolare e far saltare in padella assieme alle verdure e servire
Ingredienti:
250 g di farina manitoba
250 g di latte di soia
15 cucchiai di cacao amaro
50 g di cioccolato fondente (sciolto a bagnomaria)
200 g di zucchero di canna
12 cucchiai di olio di semi di arachidi
1 bustina di lievito per dolci veg
1 pizzico di sale
Ingredienti per il ripieno:
250 g di farina di cocco
130 ml di panna dolce di soia
60 g di zucchero a velo
1/2 boccettina di estratto alla vaniglia
Procedimento:
Mettere gli ingredienti per il ripieno in una ciotola e mescolare tutto fino a quando non diventa di una buona consistenza per poter fare delle palline grandi quanto delle noci; farle riposare in freezer per almeno 1 ora (nel caso in cui rimangano delle palline di cocco, possono essere intinte nel cioccolato fondente sciolto in modo da creare una specie di Bounty); 20 minuti prima dello scadere dell’ora preparare l’impasto per i muffins: unire prima tutti i componenti asciutti da una parte, poi aggiungere l’olio e dopo il latte. Mescolare fino ad ottenere un impasto omogeneo, nel caso in cui ci siano dei grumi utilizzare lo sbattitore per eliminarli. Quando l’impasto sarà pronto si potrà procedere alla parte finale. Accendere il forno a 180° statico (no ventilato) ed iniziare la preparazione. Versare 2 cucchiai di impasto nello stampo, mettere una pallottola di cocco e ricoprire fino a che l’impasto rimane circa 1 cm al di sotto dello stampo. Una volta preparati tutti gli stampi infornare per 20-25 minuti.
Lasciarli raffreddare e buon appetito!
Sono passati parecchi mesi, ma sono stata parecchio impegnata, per cui ammetto di aver messo nel dimenticatoio il blog. La mia alimentazione da fine agosto è passata ufficialmente a vegana!
Finalmente sono riuscita ad eliminare anche i formaggi dalla mia alimentazione.
Va tutto a gonfie vele, tranne per il fatto che c'è ancora gente che rompe i coglioni pensando di essere onnisciente sull'argomento alimentazione. Ammetto di incominciare a diventare un pò intollerante, ma solo perchè questi individui saccenti sono davvero più fastidiosi della sabbia nelle mutande! Ho iniziato a collaborare come chef ad un blog di cucina vegana il link diretto alla mia sezione è: http://www.veganblog.it/author/mela/ per cui se volete qualche ricetta (anche che non sia la mia) potete tranquillamente fare un salto su quel blog perchè è davvero pieno di spunti!
Un saluto a tutti :)
Al giorno d’oggi essere vegetariani/vegani, viene vista come
una moda. Credevo che la mia scelta sarebbe stata presa da chi mi sta intorno
come un cambio di alimentazione e basta. Mi rendo conto in realtà che ci sono
molti preconcetti. A partire dalla mia famiglia, dove c’è mio padre che mi
compra il pesce, pensando che siccome mi piace, lo mangerò. Ok, è bellissimo il
pensiero, ma non gli è chiara questa cosa, anzi lui spera che torni a mangiare
da onnivora perché così non preparerò più i piatti pieni di verdure (che lui
odia) e non userò alimenti “strani” come il cous cous. Quello che mi ha
lasciata più perplessa, è stata la reazione dei miei amici, ovviamente c’è
sempre chi la prende bene e mi sostiene, c’è chi non se ne frega minimamente, ma
c’è anche chi mi viene a fare la predica, come se avessi fatto questa scelta
per moda o per chissà quale motivo, come se fosse totalmente sbagliato quello
che faccio, mentre in realtà forse un cattivo stile di alimentazione lo seguono
loro che mangiano il junk food (cibo spazzatura) dalla mattina alla sera, pieno
di grassi e privo di sostante nutritive, vitamine e Sali minerali. In sostanza,
come dice il detto è il toro che dà del cornuto all’asino. Per tagliare corto
ed evitare la pubblica gogna, visto che ero sola contro tutti, ho semplicemente
risposto “Io non rompo le scatole a nessuno con questa storia, non rompetele a
me!”.
Ed infatti è questa la mia filosofia di vita. Semplicemente
ognuno è libero di fare le sue scelte, quante persone sbagliano, ce ne sono a
bizzeffe, ma socialmente ci sono degli sbagli che vengono accettati ed altri
no. Un po’ come la storia che fumare si può, drogarsi no (questo non vuol dire
che giustifichi la droga, anzi, ma semplicemente non credo nemmeno che le
sigarette siano un bene sociale, visto i danni che provocano).
Una mia amica, una bellissima donna, adora la carne rossa, e
questo l’ha portato a fare un’alimentazione sballata per lungo tempo, ha
mangiato carne rossa fino a 5-6 volte a settimana, il che l’ha portata ad avere
dei problemi di salute ed ora la carne rossa non la può più mangiare. Lei ha
sempre ostentato la sua “fame” di bistecche, ma nessuno mai le ha detto di fare
attenzione, se avesse detto di essere vegetariana e vegana si sarebbe ritrovata
immediatamente circondata da milioni di nutrizionisti e dietologi che l’avrebbero
additata. Ma si può? Perché le persone non riescono mai a guardare al di là del
loro naso. Magari il mio percorso sarà sbagliato, se così sarà lo correggerò,
ma sembrerà strano dirlo, sono più attenta alla mia alimentazione adesso, che
quando ero onnivora, anzi, prima anche io ero una da “junk food”, mangiavo
qualsiasi cosa, senza preoccuparmi né dei rischi per la mia salute né facendomene
una questione etica.
L’alimentazione è diventato un problema solo se si appare
molto grassi o molto magri. Se si è peso forma invece, tutto passa. Quante
persone conosco che apparentemente sembrano sane e poi presentano problemi di
colesterolo, trigliceridi, fegato e reni, ma a quanto pare qualsiasi cosa tu
possa ingurgitare è ammesso, purché tu sia peso forma. Non è questo il
discorso, il discorso è fare un’alimentazione sana basata sui principi
nutrizionali che bisogna assumere per dare il giusto sostentamento al nostro
organismo.
Per cui se volete essere onnivori fatelo pure, nessuno vi
obbliga a cambiare alimentazione, sta nelle vostre coscienze cambiare o meno, l’importante
è rispettare le scelte altrui.
Un'altra sifda nell'essere vegetariani/vegani è capire cosa stai per mangiare.
Si perché,
mentre siamo abituati a crescere tra rollè e fette di prosciutto, nessuno ci
parla di cibi come alghe kombu, tahin,
agar agar e quinoa. Una volta superato l’ostacolo dei convenevoli, presentadosi dinnanzi al pacco dell’articolo
al supermercato, ci sono altre problematiche da affrontare come si cucina?
Riuscirò a farne venire qualcosa di decente? E quando dopo innumerevoli prove,
ti ritrovi ad aver trovato una combinazione perfetta di sapori, ti senti pronta
ad affrontare qualsiasi sfida culinaria! Fanculo a Gordon Ramsey, fanculo a Joe
Bastianich e fanculo anche alla Prova del cuoco! Così, quando trovi una ricetta che cita le “lenticchie
verdi” come alimento principale, pensi “Lenticchie verdi? Bazzecole! Se ho
trovato l’alga kombu e la quinoa, quale potrebbe mai essere la difficoltà a
trovare le lenticchie verdi? Così ti aggiri tutta spavalda all’interno del
supermercato alla ricerca delle famigerate “lenticchie verdi”.
Reparto legumi: niente.
Reparto bio: niente.
Reparto Veg: niente.
Provi con un altro supermercato, pensando che quello
precedente potesse non esserne fornito, ma niente.
Decidi allora di andare a provare in un grande ipermercato,
ma non c’è proprio nulla da fare, solo lenticchie normali, quelle di tutti i
giorni, quelle che hai sempre mangiato nella pasta da quando eri piccina. Pensi
“Eppure in quelle minestre miste di legumi le ho viste le lenticchie verdi! Ho
visto quelle palline verdi, quindi esistono! Ma dove le vendono?”.
Provi così al mercato, in uno di quei banchi che vende solo
legumi, frutta secca, e spezie più o meno comuni. Ti avvicini, e chiedi al
tizio “Scusi, lenticchie verdi ne avete?”, quello ti guarda e fa: “Si, sono
proprio nel sacco davanti a lei!”, abbassi lo sguardo e trovi le solite lenticchie marroni del supermercato e pensi “questo mi vuole fare fessa! A me poi? Tsk!” così
quasi indignata prendi e te ne vai. Continua la tua ricerca imperterrita, alla ricerca delle lenticchie verdi, vai in un altro
ipermercato e trovi le lenticchie verdi che avevi visto nelle zuppe miste di
legumi, ma non si chiamano “lenticchie verdi” bensi “PISELLI”!!!
Alchè inizia a sorgerti un dubbio, controlli guardando tra
i vari legumi e trovi finalmente una confezione che recita la scritta “lenticchie
verdi” ma in realtà non sono altro che le comunissime lenticchie che hai sempre
mangiato. Non potevo crederci, così torno a casa e faccio una semplicissima
ricerca su google e come prima immagine, mi appare questa:
Tipi di lenticchie
Effettivamente da qui si vede che le lenticchie in confronto alle altre
sembrano verdi, ma guardando quest’altra foto nel dettaglio a me sembrano tutto
tranne che verdi:
Lenticchie verdi dettaglio
A quanto pare sono daltonica, deve essere uno dei tanti sintomi della vecchiaia!
Per il resto la ricetta è ottima, i burgher di lenticchie sono fenomenali e visivamente possono ingannare qualsiasi occhio onnivoro!
La prima settimana è andata! Sono riuscita a resistere ai
piaceri della carne. E’ andata meglio di quanto mi aspettassi, certo ho molto
da imparare e molto ancora da fare, ma credo fermamente di aver preso la giusta
strada! Sono felice ed orgogliosa di quello che sto facendo, ma non nascondo le
mie difficoltà.
Seitan con peperoni capperi e olive
Proprio stasera parlavo di questo con un mio amico,
ma lui
mi ha spinto a fare le cose con calma, senza strafare, ad abituarmi alla nuova
alimentazione e soprattutto ad imparare a preparami i cibi da me; anche il
seitan, questo famigerato muscolo di grano, che sembrava un cibo quasi
futuristico e che invece sono riuscita a trovare al supermercato, ho scoperto
essere fattibile anche in casa, anche se per ora ancora non mi ci sono
cimentata.
Polpette di ceci con yogurt di soia e menta
Tendenzialmente il rapporto che ho avuto col cibo è stato abbastanza
normale, è solo l’idea del secondo come immagine, che deve cambiare, ma per
quanto riguarda i primi, ci può stare alla grande. Ho trovato una pagina su fb interessantissima, dove gli utenti postano le foto dei loro piatti vegan e devo dire che mi
spingono a continuare su questa strada, perchè credetemi, si può cucinare
davvero di tutto.
Si possono fare perfino i dolci senza uova, latte
e burro. Io, per ora, tranne i famigerati pancakes non ho combinato molto,
cucinare vegetariano e vegano, impiega sicuramente più tempo, anche per gli hamburger vegetali ho dovuto prima lessare e poi frullare le verdure, mentre con uno di carne sarebbe stato semplice avendo il macinato già pronto.
Hamburger vegetale con pomodori
Vi mostro tre sei secondi che ho preparato di questi giorni, niente di speciale, ma comunque ho fatto un’alimentazione variegata!Magari visivamente non saranno il massimo, ma posso assicurarvi che erano buonissimi. Il seitan un pò meno, era un prodotto confezionato e non avendolo mai assaggiato, ho seguito la ricetta sulla confezione, mai cosa più sbagliata! La prossima volta farò di testa mia e sicuramente andrà meglio!
Il terzo giorno, ho voluto mettere da parte zuppe, legumi e
altro, e mi sono voluta dedicare ad un pasto simile a quello di un onnivoro,
così mi ho preparato per pranzo un piatto di spaghetti integrali alla
puttanesca senza acciughe e per cena un hamburger vegetariano arrostito con un’insalata
bio gentilmente offerta dal contadino di fiducia!
Cosa dire? Beh il primo era praticamente pari a quello
originale con le acciughe, potete vederlo tranquillamente anche voi dalla foto.
Era appetitoso e commestibile. Certo la pasta integrale non è come quella
classica all’ uovo, ha un sapore più amarognolo, ma fidatevi che dopo aver
mangiato il frisbee dell’altro giorno, questo vi sembrerà il nettare degli Dei!
Per quanto riguarda l’hamburger mangiato a cena, devo
premettere che innanzitutto che era della Valsoia di cui ho sempre sentito
parlare male (mi riferisco al marchio). C’è chi mi dice che sanno di segatura,
chi giustamente dice che non sono totalmente vegan perché all’ interno c’è del
bianco d’uovo in polvere (e qui mi sorge spontanea la domanda: a che acciderbolina
serve?), chi mi dice che il marchio non è affidabile, chi mi dice che è meglio
farseli da soli, insomma, ognuno ha da dire la sua sull’ argomento. Quello che posso personalmente dire è che per me, tutto sommato non sono
malvagi, certo se uno s’aspetta di mangiare un hamburger vegetariano col sapore
di carne, allora ha le idee poco chiare, non ho termini di paragone, per cui
non posso affermare che uno è migliore dell’altro. Li ho comprati, e lo dico
sinceramente, perché erano in offerta (una confezione da 2 hamburger a 2€ ) e perché
già mi era capitato di mangiarli qualche volta in passato e non mi erano
dispiaciuti. Sul discorso del gusto, molti potrebbero dire “Ti lamenti tanto
dei sapori dei cibi e compri roba preconfezionata, fatteli da sola!” ed è
proprio quello che voglio fare, ma ci vuole tempo per preparare le cose prima,
ed io ora non ne ho. Sicuramente c’è nel mio immediato futuro quello di voler preparare
da me i prodotti, ma ho cominciato da poco, ho bisogno di tempo per
riorganizzare le mie idee ed il mio tempo!
E’ davvero una botta,
cambiare alimentazione, è inutile negarlo, il pranzo di oggi l’ho fatto per una
questione visiva dei piatti, sono abituata al primo e al secondo visti in
questo modo, e, quello che mi è piaciuto di più, è stato proprio questo, il
fatto di aver mangiato “sano” (almeno apparentemente), vegetariano e “normale”!
Il secondo giorno, ero pronta più che mai a salvaguardare le
mie papille gustative, cucinando qualcosa di appetitoso e volevo cominciare sin
dalla colazione.
Vi ricordate la pastella del giorno prima che avevo
utilizzato per i pankcakes? Beh, ne era rimasta un po’, e nonostante il
prodotto finale non fosse stato quello desiderato, l’avevo conservato in frigo per
riprovarci (ho la testa abbastanza dura!), questa volta però, cuocendolo nel
microonde, per sperare che il risultato fosse un bel tortino o qualcosa simile
ad un plumcake.
Poteva mai riuscire? Ovviamente no! Metto a cuocere il
composto in una ciotola per 10 minuti. Non l’avessi mai fatto! Il risultato mi
ha riportata nel passato, mi ha fatto ricordare quando a 10 anni, utilizzavo il
Dolce Forno e preparavo quelle “meravigliose” tortine al cioccolato che avevano
mille funzioni, essendo adatte come suole delle scarpe, come frisbee, come
ammortizzatore, come sottopiatto, tranne quella di essere un alimento commestibile!
Era talmente gommoso che non riuscivo a tagliarlo, così come una vera donna di
neanderthal sa fare, l’ho agguantata e morsa con aggressività! Sicuramente il
mio stomaco sarà stato impegnato tutta la mattinata a digerire quel mattoncino
lego in versione “morbida”, il tutto accompagnato da mezza latte di soia con
orzo per mandare giù il malloppone!
Il pranzo? Decisamente una svolta! Per andare sul sicuro,
visto che lo preparavo anche per mia madre, ho fatto una zuppa di farro e
fagioli al pomodoro, totalmente vegan, che è risultata così gustosa da essere
piaciuta persino a mia nipote che solitamente è abbastanza schizzinosa! (Se
qualcuno volesse la ricetta, basta chiedere. È facilissima!).
Per cena, mi sono risparmiata la cucina, si, anche questa
volta, mangiando una bella pizza, ovviamente senza carne e pesce, però la
mozzarella c’era! Ecco, forse questa è la cosa che un giorno mi mancherà di
più, la mozzarella, io sono campana e qui è davvero ottima. Se uno vivesse
altrove, sicuramente potrebbe rinunciarci, ma è inutile dirlo, il sapore è
buono! Maledette papille gustative!
Cambiare alimentazione
dopo 30 anni di vita credo che sia complicato proprio per questo, per i sapori
che uno deve abbandonare. Non perché i nuovi cibi, non siano altrettanto buoni
o saporiti, ma perché è come si è stati cresciuti ed educati e soprattutto
abituati.
E’
come se stessi mettendo sotto sforzo le mie papille gustative, perché credo che
siano loro che risentano di più di questa alimentazione: Le sento un po’ depresse,
stanche e demotivate, quando assaggio qualcosa di nuovo, sono così entusiasta e
galvanizzata, ma loro sono sempre restie, lì ferme, diffidenti, si ritraggono
invece di fare il loro lavoro e mandare input positivi al cervello! Confido che
col tempo si abitueranno a questo nuovo regime alimentare e sono sicura che
alla fine mi ringrazieranno!
Il primo
giorno da vegetariana avevo deciso di iniziare la colazione con una ricetta
vegan di pancakes presa da internet, la ricetta per prepararli richiedeva: farina,
zucchero, lievito in polvere, sale, latte di soia e olio vegetale; la cuoca in
questione affermava che non avevano nulla da invidiare con quelli normali fatti
con uova, latte e burro.
Volevo
trattarmi bene, lo so, ma psicologicamente, anche se ero fortemente motivata,
volevo pre-coccolarmi. I pancakes normali, li avevo già fatti in passato e mi
erano sempre usciti buonissimi per cui, non correvo rischi, mi sentivo sicura e
le mie papille gustative erano già entusiaste di provare questa nuova versione.
Preparo la
pastella, inizio a cuocere il primo, sembrava tutto ok all’inizio, quando ad un
certo punto vado per girarlo ma l’impasto si era clamorosamente attaccato al
padellino e con tutta la paletta non sono riuscita a salvare la rotondità del
pancakes che anzi si è tutto accartocciato e devastato.
“Va beh!” penso io “Mi rifaccio col secondo.”. Prendo un secondo mestolo lo
verso sul padellino, ma nemmeno questa volta il risultato è quello desiderato.
Forse le dosi sbagliate? Forse poco olio nel padellino?
Fa niente, andrà meglio la prossima volta, anche se devo ammettere che se
visivamente faceva letteralmente schifo, ma il sapore, con lo sciroppo d’acero,
non era malvagio!
Arriva l’ora
di pranzo e decido di cucinare il miglio, acquistato precedentemente per le sue
proprietà benefiche per unghie e capelli, che ancora non avevo provato. La ricetta
per condirlo, l’ho inventata io sul momento, per la preparazione del miglio
avevo trovato una ricetta su internet.
Inizio la
cottura del miglio e leggo che prima di cuocerlo con l’acqua conviene tostarlo
in padella per qualche minuto con l’olio, sinceramente mi sembrava strano, date
le piccole dimensioni del cereale, non so, ma alla fine non avendolo mai
cucinato, non mi sono posta il problema più di tanto e mi sono fidata.
A casa: la
curiosità!
Tutti mi
guardavano come un’aliena.
Mio fratello faceva avanti e indietro dalla cucina continuando a chiedermi
plurime volte: “Che fai, cucini brasiliano?”, ed io: “No, è cucina
vegetariana!”; mia madre, guardava un po’ perplessa ma incuriosita aveva deciso
di mangiare anche lei questo piatto; mio padre, invece, era totalmente
disinteressato alla cosa, visto che ogni qualvolta non cucino qualcosa di
tradizionale o comunque appartenente alla cucina mediterranea, lo considera una
schifezza.
Arriva il verdetto metto il piatto a tavola, in passato avevo fatto il cous
cous con le verdure ed era venuto bene, ed io, avevo un po’ questa idea del
miglio, come se fosse una sorta di cous cous, solo che nel tostarlo, aveva
assunto un sapore simile a quello del pop corn e quindi il risultato finale,
era commestibile, ma dire buono era un parolone.
Per fortuna che mi sono rifatta con una cotoletta di soia e patatine cotte al
forno.
Probabilmente
avrò tostato troppo il miglio, ma credo che la prossima volta non lo tosterò
per nulla e proverò direttamente a cuocerlo.
Come cena,
avevo promesso ai miei nipoti di portarli a mangiare la pita gyros al
ristorante greco (ovviamente la mia pita era vegetariana) , quindi sono stata
ben contenta di stare lontana dai fornelli e credo lo sia stata tutta la
famiglia a giudicare dalle espressioni fatte a pranzo.
Resoconto
del primo giorno: pensavo sinceramente meglio, forse mi ero sopravvalutata,
forse avevo sottovalutato la preparazione delle pietanze, credendo che fossero
più facili, forse devo solo abituarmi a tutto questo nuovo mondo, non lo so, ma
come dice Rossella O-Hara:
“Vegetariani e Vegani si può! Vegetariani e Vegani è bello! Diventa vegetariano
o vegano, la vita non ti cambierà per nulla, anzi migliorerà! Guarda, io mangio
di tutto!”
COL CAZZO!
Ok è vero, nessuno mi ha costretta a fare questa scelta, ma credere ed
affermare che non ci sia alcuna difficoltà, almeno nell’iniziare, è veramente
da stronzi, soprattutto per chi non vive in grandi metropoli come New York dove
trovi di tutto, anche il distributore automatico di cupcake freschi per cani!
Di mio posso considerarmi già fortunata perché abitando in
una città che fa provincia (si contano circa 140.000 abitanti), qualche negozio
bio, vegetariano e vegano c’è, ed anche i supermercati hanno dei timidi
espositori di prodotti 100% vegetali (sorvoliamo ora sui prezzi).
Certo frutta e verdura si vendono ovunque, quindi non ci
sono di questi problemi, ma roba tipo tofu, seitan, prodotti a base di soia,
latte vegetale et similia, non sono facilissimi da reperire e la scelta è
davvero limitata anche per i vari marchi che producono questi prodotti.
Cambiare stile di vita non è semplice come andare dal
parrucchiere e dire: “Sgiampierrrrr vorrei delle mescccc con tonalità dal
giallo ocra a quello canarino con colpi di luce fotonica!” e dopo un paio d’ore
da un colore castano chiaro, te ne esci con delle meches arcobaleno come se a “Sgiampier”
fossero diventato improvvisamente daltonico e schizofrenico nello stesso
momento.
No, cambiare stile di vita alimentare è difficile per vari fattori che pian piano esporrò, da qualche parte, però, bisognerà pur iniziare, così il
giorno che ho preso questa decisione sono andata tutta fomentata e convinta al
supermercato vicino casa mia, per comprare tutto quello che ritenevo idoneo al
mio nuovo regime alimentare!
Mentre percorrevo la strada da casa al supermercato, mi
facevo forza, mi auto incoraggiavo, ripetendomi che era la scelta giusta, che
nessuno avrebbe potuto fermarmi, che avrei fatto incetta di frutta e verdura e ad
ogni passo che facevo, ero sempre più consapevole e convinta!
Giunta al supermercato, arrivo nel settore ortofrutticolo e
mi ritrovo incredibilmente il DESERTO:
il giorno che mi ero decisa ad iniziare la nuova vita, era
un prefestivo ed il supermercato era quasi in chiusura, avevano comprato TUTTO,
non scherzo, erano rimaste due melanzane trapassate e dei piselli che costavano
al kg quanto l’oro. Demoralizzata, decido di andare nel reparto latte e lì trovo
latte di soia, di riso e di mandorle, opto per un latte di soia biologico.
Passo poi per il banco frigo ed incredibile!!! Trovo del tofu, seitan
affumicato e yogurt di soia (mi è sembrato per un attimo di essere a New York
City a prendere i cupcake per il mio cane!), ne prendo uno per tipo e mi dirigo ai cereali dove prendo farro e orzo,
dopodiché mi inizio a guardare intorno tra gli scaffali, cercando di capire
cosa potevo comprare ancora e vedo carne e derivati animali ovunque! Mi sentivo
persa, circondata da scaffali pieni, da cui non potevo prendere quasi nulla,
come in una piazza dove tutti ascoltano Gigi d’Alessio con le casse a palla e
tu hai un lettore mp3 cinese ed ascolti timidamente i Beatles.
Inerme dinnanzi a tutto ciò, prendo la salsa di soia che sono solita usare
per condire le verdure cotte, la salsa tabasco (adoro il piccante!) e mi dirigo
alla cassa, pago e torno a casa.
Nonostante tutto ero contenta, ero sempre dell’idea che
stavo facendo bene e questa era la mia spinta nel continuare.
Già nel corso della mia vita facevo delle rinunce, non ho mai mangiato
interiora, mai uccellini, caprette, agnellini e per un episodio che forse un
giorno racconterò, galline; quando mangiavo carne e ne mangiavo davvero tanta,
non pensavo mai a come veniva allevata, prodotta e preparata, la vedevo come
una fetta di carne e basta e, senza troppe domande e pensieri, la mangiavo. Sin da bambina ho sempre amato gli animali e ne ho sempre voluto uno, ma a casa
era un tabù, quindi per disperazione trovavo degli animali domestici
alternativi come le lumache trovate nelle verdure (tra l’altro quanta cacca che
fanno!), lucertole e rospi che trovavo quando andavo a trovare mia nonna in
campagna, e, quando potevo, mi occupavo di qualche animale randagio, ora un
cane, ora un gatto, ora un piccione. Amavo gli zoo e i circhi, perché mi
permettevano di vedere animali che altrimenti non avrei visto, e quando avevo
la possibilità di andare a casa di qualche contadino, ci andavo ben volentieri
per poter andare a vedere mucche, maialini, galli e galline, conigli, oche… Si lo so, qualcuno più ortodosso di me potrebbe dire “Orrore i circhi! Orrore
gli zoo!” è vero sono delle prigioni che sfruttano gli animali che molto spesso
vengono maltrattati, ma mi spiace ammetterlo, anche se sembrerà un’eresia
dirlo, almeno nel mio caso, grazie ad essi mi sono avvicinata ed innamorata
sempre di più degli animali, ero piccola non capivo lo sfruttamento e non
vedevo gli animali come un gioco, ma ero curiosa i poterli toccare, vedere e
conoscerli. Per non tirarla per le lunghe alla veneranda età di 26 anni ho deciso,
nonostante i miei non approvassero, di prendere un cane e da lì mi è cambiata
la vita. Sapevo che prendendomi un cane, non avrei fatto che migliorare me stessa, ma
non credevo che potesse cambiarmi così tanto, ho conosciuto cos’è l’amore incondizionato,
cos’è la reale fedeltà (anche se la stronzetta per un biscottino potrebbe
vendersi, soprattutto da quando l’ho messa a dieta!), cosa significa davvero prendersi
cura di qualcun altro. Non nascondo che nonostante amassi gli animali, ero
molto spaventata da loro, non li conoscevo ma ero affascinata, li credevo
imprevedibili, feroci (da piccola fui morsa dal cane dalla vicina, ma a onor
del vero credo di essermelo meritato, anche se ero abbastanza inconsapevole di
quello che stavo facendo!) ma la voglia di poterli accarezzare, stringerli era
davvero forte, come un bisogno atavico di ricongiungermi a loro (ovviamente non
in senso biblico!). Insomma da qui tutta un’ascesa verso la sensibilizzazione
verso gli animali. Su facebook ho iniziato a leggere pagine animaliste e
affini, fin quando poi non ho iniziato a vedere e leggere immagini, video e
frasi che mi hanno iniziato a far pensare. Il mio amore per la natura e gli animali mi ha portata anche a desiderare di
avere un giorno non un castello dove vivere col principe azzurro o un villone a
Miami dove fare festini tutte le sere, ma una casa con un bel giardino dove
magari poter coltivare qualche ortaggio e tenere qualche animale in libertà,
tipo una mini fattoria, una vita bucolica immersa nel verde, consapevole però
che non avrei mai potuto sgozzare un maialino o ucciso un vitellino. Per questo ho iniziato a sentirmi un ipocrita, “amare tanto gli animali e
mangiarli”, la iniziavo a vivere come una forte contraddizione. Ho cominciato a
leggere blog, forum, pagine fb, esperienze e ricette per poter capire se era
possibile cambiare, vivere, sopravvivere cambiando stile di vita. Io questo non
lo so, so solo che ho iniziato il mio percorso e intendo portarlo avanti, ma
ora come ora non vedo tutte rose e fiori come molti fanno credere, ed è per
questo che il mio diario racconterà giorno per giorno le vicissitudini e non di
un’alimentazione vegetariana protesa verso quella vegana.